Cosa vedere in Umbria: il Monte Subasio

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Terra di eremi e piccoli borghi in pietra rosa, fitte foreste e praterie sconfinate, canyon e doline, il Subasio si innalza solitario a fianco di Assisi. Protetta da un parco regionale, questa grande vetta carsica è l’altra faccia della città di San Francesco, ancora tutta da scoprire, in auto, a piedi o magari in volo con un parapendio.

Il tour del parco consigliato da Bella Umbria parte dal piccolo Laboratorio Ecologico di Geo-Paleontologia, nella sede dell’area protetta: le vetrine delle sale espongono la collezione completa delle rocce del Subasio e una ricca raccolta di fossili, soprattutto ammoniti. Poi si punta alla sommità della montagna, raggiungendo in poco tempo da Assisi l’Eremo delle Carceri e seguendo la strada panoramica – in gran parte sterrata ma percorribile in auto nelle ore diurne (dalle 7 alle 18) che porta a Collepino. Da lontano l’eremo sembra liberarsi a fatica dal secolare abbraccio della lecceta delle Carceri, una macchia scura nel cuore del bosco, forse il principale tesoro naturalistico del parco. È qui che Francesco e i seguaci si “carceravano” in preghiera e all’interno del convento quattrocentesco è ancora visibile, in uno stretto pertugio, il letto di pietra su cui il santo dormiva. Ma prima di Francesco, sui versanti del monte salirono altri mistici, attratti dal silenzio e dalla nuda roccia di anfratti e spelonche: non lontano dalle Carceri sorge l’Abbazia di San Benedetto al Subasio, documentata dal 1051 ma fondata forse nel VII secolo.

Dall’eremo si guadagna quota percorrendo i tornanti lungo il fianco occidentale del Subasio, più aspro e scosceso, contrapposto al fianco orientale, di forme decisamente più dolci. Da uno di questi tornanti si stacca un sentiero, detto “dei Fossi” (n. 53), che in un’ora e mezza di discesa raggiunge il borgo di Armenzano (759 metri). È una delle tante opportunità per una suggestiva immersione nella natura del parco, lungo i 14 percorsi rilevati e tracciati dal Cai di Foligno. Qui il bosco ha un fascino particolare: si cammina in una foresta mista piena di sorprese, che alterna tratti dove prevalgono i carpini neri a numerose zone di abete bianco, fino a lambire la foresta del Macchione, una delle rare faggete del Subasio. L’affaccio sulla Valle Umbra diventa sempre più emozionante fino alla cima, poco discosta dalla strada e purtroppo deturpata da una selva di ripetitori. Da uno dei punti di decollo per parapendii il panorama allinea frontalmente la rocca maggiore di Assisi, il borgo e, sullo sfondo, il lago Trasimeno. C’è chi si tuffa in questo panorama con Ali Subasio, il club-parapendio che organizza anche voli biposto “accompagnati” da guide esperte e abilitate: 15-30 minuti di grande emozione, per un dislivello complessivo di 1.000 metri.

Il paesaggio quasi metafisico che ci circonda, sul dorso a gobbe del Subasio, è una sconfinata prateria battuta dal vento che emana un fascino strano. In primavera i pascoli sommitali, punteggiati dai ginepri, sono un paradiso di fioriture, soprattutto di narcisi, per poi tingersi di verde intenso destate e di giallo d’autunno, quando la sensazione è quella di trovarsi in una steppa desolata. Le sorprese, nel panorama solo all’apparenza uniforme, sono il Mortaro Grande e il Mortaiolo, due coni scavati dalla fratturazione delle rocce e dalla corrosione delle acque che testimoniano la natura carsica della montagna, formata in prevalenza da rocce sedimentarie calcaree. A pochi passi dalla strada il prato si inabissa, disegnando due vasti imbuti (doline), di forma tra l’ellittico e il circolare, profondi fino a 60-70 metri. La ripidezza delle pareti, poco evidente sul ciglio dell’avvallamento, si apprezza con una rapida discesa sul fondo.

L’itinerario verso Collepino prosegue lungo la strada sterrata, ma un’altra sosta panoramica s’impone alla Madonna della Spella, dove lo sguardo incrocia una sfilata di vette appenniniche: da sinistra a destra si allineano il monte Cucco, il monte Penna, il monte Pennino, il Terminillo, i Sibillini e i monti Martani. Più a valle, sulla destra si stacca un’altra affascinante “divagazione” nel bosco fino alla Fonte Bregno (1.028 metri): 40 minuti di cammino lungo il sentiero 60. Proseguendo invece lungo la strada ecco Collepino, uno dei borghi di pietra rosa del parco che si apprezzano al meglio dall’alto, con i tetti che si stringono l’un l’altro, circondati dalla foresta; da qui si torna verso Assisi, dove si potrà alloggiare in un agriturismo in Umbria per recuperare energie e gustare le delizie della cucina locale.

Oltre a questo anello stradale, che svela la vetta e, con l’aggiunta dei tratti a piedi, entrambi i versanti, per completare la panoramica sul parco si può scegliere un itinerario di fondovalle come il sentiero 62, che da Piano della Pieve conduce alla scoperta della Forra del Marchetto. Completamente in piano, la passeggiata attraversa un bosco di querce e aceri, che in autunno si colorano di giallo, dove si riconoscono anche cornioli, ginestrelle, ligustri, sorbi. Al ponte Marchetto, l’acqua guizza in un canyon formato da strette pareti calcaree stratificate, che sembrano modellate dalle mani di un artigiano. Con il canyoning si può scendere il corso del fosso, attrezzati con corde e mute. Un percorso non diffìcile, da affrontare con le guide del gruppo Hualapai del Cai di Foligno.